Stasera, domenica 7 dicembre 2014, al Bloom di Mezzago è di scena il punk rock dei Gerson: la location è lo storico locale che ha avuto l’onore di ospitare nel 1991 i Nirvana, poi dopo di loro i Queens of the Stone Age, Melvins, Green Day e molti altre grandi formazioni.

Il loro ultimo lavoro è uscito a febbraio 2013 e di quello se ne è parlato abbastanza lo scorso anno, quello che più mi interessa è la parte live. Il tour è iniziato a marzo 2013 all’Honky Tonky di Seregno ed è andato avanti per diversi mesi, poi una pausa e quest’autunno l’ultima parte del tour.

Parto subito con la più semplice e banale domanda, com’è andato il tour?

E’ andato bene, l’accoglienza è stata buona e i fan pare abbiano gradito molto lo spettacolo.

 

 

Su questo non ho dubbi, ho visto un paio di loro concerti nel 2013 e ho visto sempre un ottimo riscontro da parte del pubblico.
Nel backstage i Gerson non sembrano molto dell’idea e arrivare alla seconda domanda per me sembra un’impresa. Li ho visti live più volte, conosco i loro dischi, sono pronta, ma avrei bisogno di un po’ di collaborazione. Ma no, non sembrano convinti. Resisto e ci provo.

Ma in Italia, dove viene dato sempre più spazio alle cover band e ad altri generi più “commerciali”, c’è ancora spazio per il punk?

Sicuramente non come quale anno fa, ma il seguito c’è ancora e qualche locale che ancora apprezza, e un po’ rischia ad ospitare band come la loro si trova sempre, ma le difficoltà non riguardano solo la scelta musicale, ma è proprio un problema di base, molti dei locali che ospitavano concerti, negli ultimi anni sono stati chiusi e molti eventi annuali sono stati cancellati.

Tornando ai loro live, ripenso a quelli che ho visto e un dettaglio che ho sempre apprezzato è la forte interazione con il pubblico oltre che alle acrobazie tra Paolo e il chitarrista Steve. Tutto programmato?

I numeri da circo sono ovviamente preparati durante le prove, sarebbe difficile improvvisare al momento e anche un po’ rischioso. L’interazione con il pubblico è cercata ma dipende un po’ da vari fattori del momento. Una vicinanza, fisica, al pubblico sicuramente aiuta, è un continuo scambio di energie indispensabile per la riuscita del live, loro ne sprigionano con i loro strumenti e se il pubblico che la riceve riesce a ricambiare con ancora più forza il gioco è fatto.
Ci sono anche diversi casi d’invasione di palco, quando è permesso, che ormai fanno un po’ parte del gioco, o casi in cui si potrebbe quasi parlare di “invasione di pubblico”, come per esempio nella data di Gorizia in cui il palco è la “platea” sono una cosa unica e sono quasi i musicisti ad invadere gli spazi.

 

 

Dopo un po’ di parole in libertà sui live, provo a cambiare un po’ discorso. E’ dicembre, il tour sta per finire, manca solo una data… e dopo?

Il 2015 è un nuovo anno e si vedrà, qualche canzone è già stata scritta ma per ora niente programmi.

Ammetto la mia delusione per le loro poche, e un po’ annoiate, parole e allora taglio tutto quello che pensavo di chiedere e provo a togliermi un dubbio.  Era stato chiesto, in una precedente intervista, come si riusciva, dopo 10 anni di attività, a fare ancora buona musica. La loro risposta mi aveva lasciato perplessa: “è il solito trito e ritrito, basta avere una buona idea su cui lavorare…”. Ma non è un po’ come dire “abbiamo trovato la formuletta magica”?

Sviano un po’ il mio dettaglio della formuletta e confermano quanto detto; in fondo il loro non è un genere che ha avuto una grande evoluzione negli anni. Penso ad altre band del genere, italiane e non, e non riesco proprio ad essere d’accordo con loro e, devo ammettere, resto un po’ amareggiata.

 

Servizio e Foto di Moira Carola

(10/02/2015) – ©2015 OnDetour – Tutti i diritti riservati

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