Un racconto dal concerto dei Punkreas al Carroponte di Sesto San Giovanni (Mi) sabato 2 agosto 2014.

Appena uscito sul palco del carroponte di Sesto, verso le dieci di sera di venerdì due agosto, tiro un sospiro di sollievo: il prato è pieno di gente e soprattutto non piove, nulla contro la pioggia quando sono in casa o in sala prove, ma dal vivo no, non mi piace affatto, sono più di vent’anni che faccio su e giù dai palchi di mezza Europa, locali, centri sociali, festival all’aperto, case occupate. Ah! se potessi parlare io, ve ne racconterei di storie, ma sono un basso Fender con quattro corde e un sogno da quando ancora ero appeso sulla parete di un negozio di strumenti: suonare con gli Iron Maiden e invece…

E invece sono anni che suono di tutto dal punk allo ska, ska-core, hard-core, ballate, rock-steady, a volte del pop, insomma tutto il repertorio dei  Punkreas. Devo dire che mi è anche andata bene tutto sommato, vengo suonato con le dita e questo lo prendo come un segno di rispetto. In questo tour per promuovere il nuovo disco “Radio Punkreas”- che richiama un po’ radio Londra e un appello a resistere a questi tempi di crisi, ma qui il generale DeGaulle non c’entra niente- mi sono dovuto prodigare in scale maggiori, minori, ascendenti e discendenti dal sol diesis al si, fino al do diesis per poi precipitare sul mi, per rivisitare in versione ska “Nuova ossessione” dei Sub Sonica, per  poi mettere un chiodo di pelle a “Sotto Pressione” degli Africa Unite con giri hard-rock, passando poi da “Tempesta” dei Tre Allegri a “Il Mondo” del mitico Jimmy Fontana, “Pigro” di Ivan Graziani con un attacco alla Clash e un tiro punk-rock, fino a un quattro quarti cazzuto alla Ac/Dc su “Ti rullo di cartoni” degli Skiantos e poi Jannacci, Radius, Sanderson fino a “Io sto bene” dei Ccp e lì, lì ci siamo dovuti arrendere davanti all’evidenza, neanche io che sono un “Precision” potevo niente, quello è un brano manifesto del punk italiano, l’unica era farsi da parte e lasciare entrare una fisarmonica ad accompagnare la voce. Un bel modo di celebrare venticinque anni di musica insieme; prendetela così questa raccolta di cover: come una parte importante della mia e della loro biografia musicale, anche con questi brani, in fondo, si è formata la mia e la loro identità di gruppo, il nostro suono, e in fondo un po’ di Iron Maiden in me si sentono nei giri, anche in quelli insospettabili che vi piace ballare tanto; perché senza di me voi non vi muovereste.

Il concerto dei Punkreas si è chiuso con le inossidabili hit di “Paranoia e Potere”, immancabili a ogni nostro concerto; sono quelle che ancora riscuotono il maggior successo come “Falsi preoccupati” e “L’orologio” e infine “Canapa” dall’album “Falso”; questa è un po’ la nostra “Alba Chiara”, con questa sono anni che chiudiamo i concerti, e sono più di venti che il vecchio Fender suona sui palchi dello stivale e ancora non è stanco. Tra il pubblico ho visto un padre con il figlio che cantavano insieme le nostre canzoni e li anche il vecchio Fender si è un po’ commosso, niente di melodrammatico, forse una lacrima, forse una sola tra le mie quattro corde, ma no, forse era solo sudore, i bassi non piangono, ma i bassisti sudano, eccome.
Non ho visto giovani con le creste o le guglie, niente teste colorate tra il pubblico, aaah! Non ci sono più i punks di un tempo. Mi ricordo di quella volta alla cascina Monluè, un pogo indiavolato, skins e punks insieme, punk abbestia e anche qualche metallaro, stage diving e birre che volavano; doveva essere il ‘94 o il ‘95, non ricordo più bene, forse è solo una formalità o una questione di qualità, ma se solo potesse parlare, quante cose vi potrebbe raccontare il vecchio Fender…

 Il vecchio Fender.

 Servizio di Andrea Olivo

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