La recente uscita del terzo disco per il duo bergamasco Sakee Sed è un’ottima occasione per riparlare di loro. Il nuovo ‘Hardcore da Saloon’ si esprime in poco più di 40 minuti snocciolando ben 13 brani.
Premettiamo subito che Marco Ghezzi e Gianluca Perucchini rispetto ai due precedenti lavori, “Alle basi della roncola” 2010 e “A piedi Nubi” 2012, conservano e consolidano tutto quello che già funzionava benissimo e parliamo sia della parte ritmica/musicale che quella autorale. Non sappiamo esattamente quale percorso evolutivo abbiamo intrapreso i due musicisti, ma sicuramente se ne avvertono già gli effetti; una nuova luce gli avvolge, un bagliore ricco di inedita creatività ben architettata e ottimamente eseguita.
Oltre alla potenza e la cura per i tanti dettagli, colpisce l’intensità che nonostante i frequenti cambi di ritmo e la media/lunga durata (41 minuti circa) rimane sempre intatta. Gli elementi e accorgimenti presenti nel disco risultano ben dosati, dalla psichedelia all’approccio progressive passando dall’aspetto, se vogliamo più raffinato, cantautorale.
I Sakee Sed avvolgono l’ascoltatore con il succedersi di atmosfere che si fondono imponendo un ascolto attento a cogliere tutte le sfumature riuscendo a divertire e stupire.
Il brano ‘Hsds’ spalanca le porte del saloon con un inseguimento di batteria e tastiere da apprezzare tutto d’un fiato senza nessuna tregua. Trascinante, veloce e sinuosa evidenzia l’intenzione prog del disco. I riferimenti vanno tutti verso il delizioso progressive italiano che negli anni ’70 ha fatto davvero la differenza. ‘Fuga da Barnaba’ magnificamente strutturata con grande forza e veemenza le tastiere impongono un ritmo ardente accompagnato da un testo che ti rimane facilmente in mente. C’è naturalmente anche spazio ad una scura e sofisticata ballata ‘Back and musical’; qua i Sakee Sed rallentano con il numero di battute al minuto ma non trascurano l’importanza dell’intensità che anche in questo passaggio del disco rimane perfettamente invariata.
Le battute ‘perse’ con ‘Back and musical’ vengono subito recuperate con la velocissima, breve e bellissima “Panama”. ‘Markala’ e ‘Hangover in bristol’ sono veri e propri tesori di creatività sia dal punto di vista vocale/testi che strumentale.
Nonostante strutturalmente più complesse conservano un bel tiro e robustezza, abbracciando ancora una volta con naturalezza una miscela di generi ed effetti. Vera e propria chicca ‘Hard tornado’ chiude l’album, dandoti la consapevolezza che tutto sommato 40 minuti passano velocemente, troppo velocemente. Sorprendente come un duo possa realizzare canzoni così ricche di carattere, qualità ed intuizioni. Riscoprono, come già detto, i vecchi sapori del progressive, decorandolo a proprio modo fino a trasformarlo in qualcosa di diverso, forse una lettura moderna ma sicuramente di gusto, valore e mai banale.
Servizio di Enzo Rotondi
(05/03/2016) – ©2016 OnDetour – Tutti i diritti riservati
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