Paolo Benvegnù con il suo quarto album in studio, Earth Hotel (2014, Woodworm/Audioglobe), continua il suo tour di concerti; questa sera, 11 febbraio 2015 è di scena al Circolo Magnolia (Mi).

Non gli si vedono gli occhi, a Paolo Benvegnù. Questa sera sono neri e misteriosi. Riservati. Inizia così la prima sequenza di quattro pezzi, uno via l’altro, solidi, a tratti liturgici, ogni cosa al suo posto, senza imbellettamenti.

E’ lo stile Benvegnù. Dopo qualche concerto lo sai, eppure non ti ci abitui. Ti aspetti sempre che arrivi sornione sul palco e inizi a scherzare col pubblico in un dialogo che non risulta mai scontato, né pacchiano. Benvegnù ti spara come niente concetti esistenziali ricoperti di battute sagaci.
Eppure c’è sempre questa prima parte che ti spiazza. E’ serio. Come se dovesse ingranare, o come se volesse prima far passare un certo messaggio. A volte dura più, a volte meno, ma non dimentico mai lo spiazzamento iniziale.

 

 

 

Dal pubblico sale la frase “Dai Paolo che è tardi!”, perché è mercoledì sera, Sanremo fa un po’ di concorrenza e sotto sotto qualcuno pensa che la parte finale riesce pure a vedersela. Alessandro Grazian dopotutto ha iniziato prima del previsto, alle 22:00 è già in pista e tiene bene il palco con voce e chitarra, narrando veloce di piccoli aneddoti come nottate in San Gottardo, armi e bagagli, o di bei concetti come sciogliere una band che non c’è perché si è soli, e allora quello che devi rivedere è il nome delle cose, della tua arte. E di nuovo pensi a Sanremo, con le sue K ovunque. Dannazione.

Grazie per essere qui stasera, nonostante la concorrenza della Donna Barbuta

Stasera c’è una persona in meno nella band, il motivo è un lutto, parleremo di Uomini. Tac. Tutto assume una definizione, presti un orecchio più attento alle risposte che trovi nei testi, vivi le tue intense passioni, e con Love is talking e poi Una nuova innocenza finalmente decolli. Tra un pezzo e l’altro si parla di  “fine ineluttabile del genere umano” con un ghigno divertito, accettandola, vivendola con tutta la profondità di cui si è capaci. “Fare musica d’espressione in Italia è una fantastica passività”, ammette Benvegnù, definendosi poi un vecchio che mangia scatolette di tonno a casa da solo. In lui ti ci ritrovi proprio per questo. Perché non devi nascondere le tue debolezze, ti accetti, ci ridi su, ma non smetti mai di aspirare al te migliore.

E’ stato un altro bel viaggio, questo partito dal suo ultimo “Earth Hotel”, ancorato a “Hermann”, con un breve tuffo nel Mare Verticale. Forse più semplice del solito, ma non per questo meno vero. Grazie Paolo, alla prossima confessione.

 

Setlist Paolo Benvegnù @Magnolia, 11 febbraio 2015

Lo spazio profondo
Feed the destruction
Avenida silencio
Quando passa lei
Love is talking
Avanzate, ascoltate
Orlando
Il mare verticale
Moses
Una nuova innocenza
Stefan Zweig
Hannah
La schiena

Piccola pornografia urbana
Io ho visto
E’ solo un sogno
Andromeda Maria
Sempiterni sguardi e primati
Cerchi nell’acqua

Servizio e Foto di Chiara Leandri

(20/02/2015) – ©2015 OnDetour – Tutti i diritti riservati

 

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